sabato 31 dicembre 2011

Crema di miglio per il ripieno della crostata vegan







La crema di miglio va versata a freddo sulla pasta frolla vegan e lasciata raffreddare. Decorare con mandorle tritate oppure con la crema di malto nocciola.
Augurando a tutte ed a tutti una maggiore consapevolezza......

80 g di miglio
1/2 litro di latte di soia
frutta di stagione
2 cucchiai di malto
1 limone
cannella
1 pizzico di sale
Procedimento:
Lavate, asciugate e infine tostate il miglio molto leggermente. Poi macinatelo in modo da ottenere una farina. Portate quindi il latte a bollore, mescolando perché non attacchi ai bordi della pentola e versateci la farina rigirando energicamente in modo da evitare la formazione di grumi. Aggiungete anche un pizzico di sale, la cannella e la frutta sbucciata e tritata grossolanamente. Cuocete a fuoco moderato per un quarto d’ora circa. Quando il miglio sarà ben cotto, lasciatelo intiepidire fuori dal fuoco e aggiungeteci quindi il succo di limone e il malto. Mescolate per bene, versate in coppette, cospargete con cannella macinata e lasciate raffreddare prima di servire.

Pasta Frolla con farina di farro ed olio extra vergine d'oliva (ricetta vegan)

Pasta frolla di farro per crostate
Ingredienti
200 gr di farina di farro integrale - 50 gr di amido di mais - 100 gr di zucchero di canna - 3 o 4 cucchiai di olio extravergine di oliva - 1 cucchiaino raso raso di bicarbonato - 1 bustina di vaniglia o scorza di limone grattugiata - 1 pizzico di sale - un poco di latte di soia (o acqua)
Preparazione
Disponete la farina a forma di vulcano su un piano di lavoro, aggiungete l’olio e impastate con vigore. Unite gli altri ingredienti e aggiungete acqua o latte di soia, poco alla volta, e senza scoraggiarvi continuate a impastare!Raggiunta una certa compattezza (se troppo appiccicosa aggiungete ancora un po’ di farina) avvolgete l’impasto con della carta da forno o in uno strofinaccio pulito e fate riposare in frigo per mezz’ora.Stendete l’impasto con il mattarello o con le mani (infarinate prima il tavolo, le mani o il mattarello).Sistematelo ora in una teglia precedentemente unta, tenendo da parte un po’ di pasta per le strisce da mettere sopra.Aggiungete la marmellata e infornate a 200°C per 20 minuti circa.

sabato 24 dicembre 2011

La Magica Notte di Natale by Clement C. Moore















Vi voglio raccontare una storia che mi accade qualche tempo fa. Voi non ci crederete, ma io vi assicuro che andò proprio così, come ora vi dico. Era notte, la magica notte di Natale, e la casa intera dormiva quieta. Le calze, appesa in bell'ordine al camino, aspettavano che Babbo Natale arrivasse, col suo sacco in spalla, a riempirle di dolci e di regali.

I bambini erano andati a letto presto senza fare capricci e dormivano già da un pezzo, rannicchiati al calduccio sotto le coperte. Chissà, forse stavano sognango i giocattoli ed i dolci che al risveglio avrebbero trovato.

Anche mamma ed io stavamo pre andare a dormire, stanchi dopo una lunga giornata di lavoro.

Ma all'improvviso, dal giardino di fronte alla casa venne un rumore. Corsi ala finestra per vedere cosa fosse e aprii le imposte. I pallidi raggi della Luna facevano brillare di mille riverberi il prato imbiancato di neve.

E, nella notte rischiarata dalla Luna, vidi qualcosa di veramente straordinario: una slitta tutta colorata che pareva una balocco, tirata da otto renne e guidata proprio da lui, da Babbo Natale in persona! Lieve ed aggrazziata, la slitta si alzò in aria come sopra un sentiero innevato.

"Forza, Bella! Al galoppo, Stella! Su, fin sopra il tetto!" Chiamandole per nome, l'arzillo vecchietto incitava le renne e le guidava ora di qua ora di là, come seguendo una strada invisibile tracciata nel cielo.

Mi domandai se fosse un sogno, chiusi gli occhi stretti stretti...

...e quando li riaprii vidi le renne che, leggere come foglie portate da un mulinello di vento, si fermavano sopra il tetto della nostra casa.

Babbo Natale stava venendo giù per il camino.

Io scesi le scale, pian pianino per non svegliare nessuno, e lui era già lì, col suo bell'abito rosso e bianco tutto macchiato di fuliggine e la barba candida spruzzata di cenere. In spalla, si era caricato un gran sacco, così colmo che pareva dovesse scoppiare.

Che viso allegro! Aveva due occhietti vispi e sorridenti, due guance rubiconde, un naso a ciliegia ed una barba bianca come la neve che gli scendeva fino al petto. Teneva in bocca una pipa e sopra il suo capo si alzavano anelli di fumo profumato. Aveva un pancione tondo e grasso, che ballava quando rideva. Soltanto a guardarlo metteva allegria, esenza volerlo, io scoppiai in una risata.

Lui sorrise, mi fece cenno col capo e poi riprese il suo lavoro. Riempi una per una tutte le calze e, quando ebbe finito, si voltò a farmi l'occhiolino prima di sparire, lesto come uno scoiattolo, su per il camino.

Saltò sulla slitta, fischiò alle renne e, sventolando la mano in segno di saluto, si allontanò nel cielo, sotto il mio sguardo meravigliato.

E prima di sparire si voltò per un ultimo saluto:

"Buon Natale! Buon Natale a tutti!"












venerdì 16 dicembre 2011

newspaper clipping from New York's "The Sun"




ed ecco il ritaglio originale tratto dalla allora più importante testata giornalistica di New York; "The Sun" appunto.

Does Santa exist? Letter to New York's "The Sun"





In occasione del nostro Christmas Party Dante lesse un carteggio commovente; Virginia, una bimba di 8 anni alla quale i compagni di scuola avevano raccontato che Babbo Natale non esiste...decide di scrivere una lettera al direttore del The Sun, quotidiano New Yorkese, per chiedergli se Babbo Natale esiste. Dopotutto, il papà di Virginia ha sempre sostenuto che "se lo scrive il New York Sun vuol dire che è vero".

Le missive sono in inglese, per scelta :o)! Per diletto potete tradurle e scoprire perchè il direttore del New York Sun Francis Pharcellus Church nel lontano 1897 sostenne che Santa Claus exists!


Eight-year-old Virginia O'Hanlon wrote a letter to the editor of New York's Sun, and the quick response was printed as an unsigned editorial Sept. 21, 1897. The work of veteran newsman Francis Pharcellus Church has since become history's most reprinted newspaper editorial, appearing in part or whole in dozens of languages in books, movies, and other editorials, and on posters and stamps.

"DEAR EDITOR: I am 8 years old. "Some of my little friends say there is no Santa Claus. "Papa says, 'If you see it in THE SUN it's so.' "Please tell me the truth; is there a Santa Claus?"
VIRGINIA O'HANLON."115 WEST NINETY-FIFTH STREET.

"VIRGINIA, your little friends are wrong. They have been affected by the skepticism of a skeptical age. They do not believe except [what] they see. They think that nothing can be which is not comprehensible by their little minds. All minds, Virginia, whether they be men's or children's, are little.
In this great universe of ours man is a mere insect, an ant, in his intellect, as compared with the boundless world about him, as measured by the intelligence capable of grasping the whole of truth and knowledge.
Yes, VIRGINIA, there is a Santa Claus. He exists as certainly as love and generosity and devotion exist, and you know that they abound and give to your life its highest beauty and joy. Alas! how dreary would be the world if there were no Santa Claus.
It would be as dreary as if there were no VIRGINIAS. There would be no childlike faith then, no poetry, no romance to make tolerable this existence. We should have no enjoyment, except in sense and sight. The eternal light with which childhood fills the world would be extinguished.
Not believe in Santa Claus! You might as well not believe in fairies! You might get your papa to hire men to watch in all the chimneys on Christmas Eve to catch Santa Claus, but even if they did not see Santa Claus coming down, what would that prove? Nobody sees Santa Claus, but that is no sign that there is no Santa Claus. The most real things in the world are those that neither children nor men can see.
Did you ever see fairies dancing on the lawn? Of course not, but that's no proof that they are not there. Nobody can conceive or imagine all the wonders there are unseen and unseeable in the world.You may tear apart the baby's rattle and see what makes the noise inside, but there is a veil covering the unseen world which not the strongest man, nor even the united strength of all the strongest men that ever lived, could tear apart.
Only faith, fancy, poetry, love, romance, can push aside that curtain and view and picture the supernal beauty and glory beyond.
Is it all real? Ah, VIRGINIA, in all this world there is nothing else real and abiding. No Santa Claus! Thank God! he lives, and he lives forever. A thousand years from now, Virginia, nay, ten times ten thousand years from now, he will continue to make glad the heart of childhood.

poesia letta da Pamela Jane



Twas the Night before Christmas by Clement Moore

Twas the night before Christmas, when all through the house
Not a creature was stirring, not even a mouse.
The stockings were hung by the chimney with care,
In hopes that St Nicholas soon would be there.
The children were nestled all snug in their beds,
While visions of sugar-plums danced in their heads.
And mamma in her ‘kerchief, and I in my cap,
Had just settled our brains for a long winter’s nap.
When out on the lawn there arose such a clatter,
I sprang from the bed to see what was the matter.
Away to the window I flew like a flash,
Tore open the shutters and threw up the sash.
The moon on the breast of the new-fallen snow
Gave the lustre of mid-day to objects below.
When, what to my wondering eyes should appear,
But a miniature sleigh, and eight tinny reindeer.
With a little old driver, so lively and quick,
I knew in a moment it must be St Nick.
More rapid than eagles his coursers they came,
And he whistled, and shouted, and called them by name!
"Now Dasher! now, Dancer! now, Prancer and Vixen!
On, Comet! On, Cupid! on, on Donner and Blitzen!
To the top of the porch! to the top of the wall!
Now dash away! Dash away! Dash away all!"
As dry leaves that before the wild hurricane fly,
When they meet with an obstacle, mount to the sky.
So up to the house-top the coursers they flew,
With the sleigh full of Toys, and St Nicholas too.
And then, in a twinkling, I heard on the roof
The prancing and pawing of each little hoof.
As I drew in my head, and was turning around,
Down the chimney St Nicholas came with a bound.
He was dressed all in fur, from his head to his foot,
And his clothes were all tarnished with ashes and soot.
A bundle of Toys he had flung on his back,
And he looked like a peddler, just opening his pack.
His eyes-how they twinkled! his dimples how merry!
His cheeks were like roses, his nose like a cherry!
His droll little mouth was drawn up like a bow,
And the beard of his chin was as white as the snow.
The stump of a pipe he held tight in his teeth,
And the smoke it encircled his head like a wreath.
He had a broad face and a little round belly,
That shook when he laughed, like a bowlful of jelly!
He was chubby and plump, a right jolly old elf,
And I laughed when I saw him, in spite of myself!
A wink of his eye and a twist of his head,
Soon gave me to know I had nothing to dread.
He spoke not a word, but went straight to his work,
And filled all the stockings, then turned with a jerk.
And laying his finger aside of his nose,
And giving a nod, up the chimney he rose!
He sprang to his sleigh, to his team gave a whistle,
And away they all flew like the down of a thistle.
But I heard him exclaim, ‘ere he drove out of sight,
"Happy Christmas to all, and to all a good-night!"

mercoledì 14 dicembre 2011

Letters from Father Christmas - omaggio a Tolkien





Molti conoscono Tolkien per i la trilogia de Il Silmarillion, Lo Hobbit ed Il Signore degli Anelli però Tolkien scriveva anche per i suoi quattro figli. Letters from Father Christmas è una raccolta di lettere che Tolkien usava inviare ai figli nel corso del mese di Dicembre. Lettere da Father Christmas, Babbo Natale, per trasportare i bambini in quel mondo quasi magico che è il Polo Nord abitato da renne, da elfi, da omini di neve giardinieri, a volte anche dal “Man in the Moon” (la tradizione anglosassone vuole che la luna sia misteriosamente abitata da un “Uomo nella Luna” ) e soprattutto da Father Christmas in persona.
Tolkien dedicò molto tempo alla preparazione di ognuna di queste missive. Per quasi vent’anni le lettere furono scritte, dipinte e decorate dalle abili mani dell’autore. Ogni tratto di penna, ogni parola messa su carta erano rappresentative di un'anziano di oltre 1900 anni di età , che dico, di 1924 anzi di 1927 anni di età come egli stesso scrisse in una delle sue prime letterine.
Tremante di gioia Tolkien riproduceva addirittura i francobolli, i timbri postali e l’intero decoro della busta. Inventava parole per donare ai figli una immagine veramente magica del Natale.

All’arrivo di ogni lettera i figli si radunavano intorno ad essa in ammirazione delle inattese sorprese dal Polo Nord e poi, in preda ad una felice curiosità, essi s’immergevano completamente nella lettura del contenuto immaginando e sognano quel luogo così lontano e così freddo che Babbo Natale riusciva a rappresentare con giusta immaginazione.
Per diletto e per nostro piacere desideriamo condividere con voi una di queste lettere. Le parti in neretto sono i commenti e le parole degli aiutanti di Father Christmas così come dei vari personaggi che Babbo Natale cita durante la sua corrispondenza.

1927
Cliff House
Top o’ the World near the North Pole
Wednesday December 21st, 1927

My dear people: there seem to get more and more of you every year:
I get poorer and poorer: still I hope that I have managed to bring you all something you wanted, though not everything you asked for (Michael and Christopher! I haven’t heard from John this year, I suppose he is growing too big and won’t even hang up his stocking soon).
It has been so bitter at the North Pole lately that the North Polar Bear has spent most of the time asleep and has been less use than usual this Christmas.

Everybody does sleep most of the time here in winter – especially Father Christmas.
The North Pole became colder than any cold thing has ever been, and when the North Polar Bear put his nose against it – it took the skin off: now it is bandaged with red flannel. Why did he? I don’t know, but he is always putting his nose where it oughtn’t to be – in my cupboards for instance.


That’s because I’m hungry.


Also it has been very dark here since winter began. We haven’t seen the Sun, of course, for three months, but there are no Northern Lights this year – you remember the awful accident last year? There will be none again until the end of 1928. The North Polar Bear has got his cousin (and distant friend) the Great Bear to shine extra bright for us, and this week I have hired a comet to do my packing by, but it doesn’t work as well.
The North Polar Bear has not really been any more sensible this year:


I have been perfectly sensible, and have learnt to write with a pen in my mouth instead of a paintbrush.

Yesterday he was snowballing the Snow Man in the garden and pushed him over the edge of the cliff so that he fell into my sleigh at the bottom and broke lots of things – one of them himself. I used some of what was left of him to paint my white picture. We shall have to make ourselves a new gardener when we are less busy.

The Man in the Moon paid me a visit the other day – a fortnight ago exactly – he often does about this time, as he gets lonely in the Moon, and we make him a nice little Plum Pudding (he is so fond of things with plums in!)
His fingers were cold as usual, and the North Polar Bear made him play “snapdragons” to warm them. Of course he burnt them, and then e licked them, and then he liked the brandy, and then the Bear gave him lots more, and he went fast asleep on the sofa. Then I went down into the cellars to make crackers, and he rolled off the sofa, and the wicked bear pushed him underneath and forgot all about him! He can never be away a whole night from the moon; but he was this time.


I have never been expected to look after the Man in the Moon before. I was very nice to him, and he was very comfy under the sofa.


Suddenly the Snow Man (he wasn’t broken then) rushed in out of the garden, next day just after teatime, and said the moon was going out! The dragons had come out and were making and awful smoke and smother! We rolled him out and shook him and he simply whizzed back, but it was ages before he got things quite cleared up.
I believe he had to let loose one of his simply terrificalest freezing magics before he could drive the dragons back into their holes, and that is why it has got cold down here.
The Polar Bear only laughs when I tell him it’s his fault, and he curls up on my hearthrug and won’t do anything but snore.
My messengers told me that you have somebody from Iceland staying with you. That is not far from where I live, and nearly as cold. People don’t hang up stockings there, and I usually pass in a hurry. Though I sometimes pop down and leave a thing or two for their very jolly Christmas Trees.
My usual way is down through Norway, Denmark, Germany, Switzerland, and then back through Germany, Northern France, Belgium, and so into England: and on the way home I pass over the sea, and sometimes Iceland and I can see the twinkling lights faint in the valleys under their mountains. But I go by quick, as my reindeer gallop as hard as they can there – they always say they are frightened a volcano or a geyser will go off underneath them.
This must be all: I have written you a very long letter this year as there was nothing to draw, but dark and snow and stars.


Love to you all, and happiness next year.


Your loving Father Christmas

sabato 10 dicembre 2011

dedicated to tonight's full moon










Full moon shining bright, Midnight on the water, O Aradia, Diana's silver daughter.


chants from the Museum of Witchcraft, Boscastle, Cornwall

venerdì 9 dicembre 2011

La ricetta austriaca che fa natale









Zimtsterne Per ottenere circa 40 stelline


Ingredienti per i biscotti:
400 g di farina di mandorle
200 g di zucchero al velo
2 albumi
qualche goccia di succo di succo di limone
3 cucchiaini rasi di cannella in polvere

un pizzico di zenzero in polvere
un pizzico di chiodi di garofano in polvere
una abbondante spolverata di vaniglia
un pizzico di sale


Per la glassa:
1 albume
200 g di zucchero al velo
1 cucchiaino di succo di limone

In una ciotola mescolare la farina di mandorle, le spezie in polvere ed il sale. Montare gli albumi con le fruste, una volta diventati belli ed ariosi aggiungere le gocce di succo di limone e lo zucchero a velo; continuare a montare fino a quando il composto non sarà spumoso ed arioso come nuvole nel ciel. Unire alla meringa gli altri ingredienti facendo attenzione di farlo con delicatezza. Non appena il tutto risulterà morbido quanto basta per essere impastato senza difficoltà (non dovrà restare appicciato alle mani) avvolgerlo in pellicola da cucina e lasciarlo riposare in frigo per almeno 1 ora.


Nel mentre preriscaldare il forno a 150°C.

Cospargere il piano di lavoro con una spruzzatina di zucchero al velo e stendervi l’impasto ad uno spessore di circa mezzo centimetro; con un tagliapasta a forma di stella ritagliare le stelline e sistemarle su teglie ricoperte di carta forno. Infornarle per circa 15 minuti, trasferirle su una griglia e lasciatele raffreddare completamente.


Per preparare la glassa: montare l’albume, unire il succo di limone e lo zucchero setacciato e continuare a montare fino a quando la glassa non diventa morbida come la neve aggiungendo zucchero se la glassa risulta troppo liquida o qualche goccia di limone se invece risulta troppo consistente. È possibile preparare la glassa qualche giorno prima e conservarla in frigo ben chiusa in un vaso di vetro per non farla seccare. Usando una pennellessa spennellate ogni biscotti di glassa per ottenere quell'effetto di ghiaccio d'inverno.


I biscotti possono esserre decorati con mompariglia colorata, con piccoli cuoricini al cioccolato etc (li ho trovati nei negozi di alimenti naturali, senza coloranti chimici e con cioccolato equo e solidale)


See you soon,






domenica 20 novembre 2011

sfumature divinO - per Angiolino e la sua famiglia




Fu mentre passeggiavamo vicino alle viti che pensai di raccogliere delle foglie colorate. Magdalena ed io, accompagnate dal fedele amico Otto, ci avvicinammo ad un vitigno ancora da potare. Lunghi tralicci colorati sfiorati da un pallido sole autunnale, tappeti di rosso e di verde sotto ai nostri piedi, sfumature in tonalità mai notate prima estese per ettari su ettari di colline e di dolci conche arrotondate. Alcune foglie, quasi secche al tatto...spruzzate di vino denso; viola e purpuree, rari acini, ecco, tre o quattro dimenticati un mese fa, o forse due...bucce raggrinzite..osiamo assaggiare..."senti, sà di vino passito", ed è vero..quel piccolo boccone fattosi acino sapeva veramente di vino passito, di recioto, di terroir, di soli forti, di brinature, di raccolti e di duro lavoro.
Ancora con le foglie in mano, cartacei segni di linfa asciugata...venature come labbra posate sul bordo di un bicchiere, come gocce divinO scivolate sul bianco lino del tovagliolo, estasiate dal momento, da quel attimo in cui tutta la natura, quella natura, s'era lasciata andare al nostro palato.
Piene di emozione, commozione condivisa, gioia infantile per una scoperta, per quel dolcissimo sapore, Magdalena ed io, assieme al fedelissimo amico Otto, raccogliemmo altre foglie in religioso silenzio lasciandoci baciare anche noi da quel pallido tramonto dietro a colline offuscate da autunnale umidità.

sentieri d'autunno













questa volta desideriamo allietarvi con alcuni scorci di Montecchio Maggiore. I sentieri delle nostre colline, le viti, gli ulivi, i castelli che attraverso la nebbia sembran essere magici. Luoghi nascosti tra le nostrane valli, luoghi ancora incontaminati dove una passeggiata di domenica mattina può trasformarsi in mille scoperte ed infiniti colori.

domenica 30 ottobre 2011

Orange Spice Pumpkin Bread






















Orange Spice Pumpkin Bread

We always suggest to use organic ingedients. Suggeriamo di voler sempre utilizzare ingredienti dall'agricoltura biologica o biodinamica.


For the bread (per fare il pane):
235 gr. all-purpose flour (farina)
1/2 teaspoon baking powder (1 bustina di lievito per dolci)
a pinch of salt (un pizzico di sale)
1/2 teaspoon ground ginger (mezzo cucchiaino di zenzero gratuggiato)
1/2 teaspoon freshly grated nutmeg (noce moscata appena gratuggiata)
1/2 teaspoon cinnamon (cannella)
155 gr unsalted butter (burro non salato)
105 gr firmly packed dark brown sugar (zucchero panela ben compresso)
250 gr granulated sugar or fructose (zucchero granulato oppure fruttosio)
2 tablespoons finely chopped orange zest (2 cucchiai da tavolo di buccia d'arancia gratuggiata)
3 eggs lightly beaten (3 uova leggermente sbattute)
250 gr pumpkin puree (purè di zucca ovvero crema di zucca)

For the glaze (per la glassa di copertura del pane):
180 ml water (H2O)
Zest of an orange (buccia di un'arancia)
2 tablespoons finely chopped, peeled fresh ginger (2 cucchiai da cucina di zenzero fresco, sbucciato e finemente trittato)
125 gr granulated sugar or fructose (zucchero granulato o fruttosio)

Have all the ingredients at room temperature (che tutti gli ingredienti siano stemperati a temperatura d'ambiente).
Preheat oven at 180° C (preriscaldare il forno)

Sift flour, baking powder, salt, ginger, nutmeg and cinnamon. Set aside.
Setacciare farina, lievito, sale, zenzero, noce moscata e cannella e mettere in disparte.

Beat butter, brown sugar, granulated sugar and orange zest until well blended.
Montare il burro, lo zuccher (panela e granulato) e la buccia d'arancio sino ad ottenere un crema ben miscelata.

Add eggs and pumpkin puree and beat for 2 or 3 minutes.
Aggiungere le uova ed il puree di zucca sino ad ottenere una creme omogenea.

Using a rubber spatula fold in the flour mixture.
Usando una spatola di gomma aggiungete la crema alla farina messa in disparte in precedenza.

Pour the batter into the prepared pan and bake until the top springs back when touched and a toothpick inserted into the center comes out clean, about 55 minutes. Transfer the pan to a wire rack and let cool for 15 minutes.
Versare l'impasto nella teglia preparata in precedenza (imburrata ed infarinata) ed infornare sino a quando la torta risponde elasticamente al tatto ed inserendo uno stuzzicadente al centro questa ne uscirà pulito (circa 55 minuti di cottura).

In the meanwhile, make the glaze: In a small saucepan over medium heat, whisk together the water, orange zest and ginger. Bring to a simmer, cover and cook for 3 minutes. Pour the mixture through a fine mesh sieve set over a bowl.
Nel mentre preparate la glassa: in un pentolino e sopra ad una fiamma media; mescolate l'acqua, la buccia d'arancia e lo zenzero gratuggiato. Portate ad ebolizione e lasciato appena appena sobbollire per 3 minuti circa. Poi versate la miscela attraverso un colino a trama fine.

Pour 125 ml of the orange ginger mixture in a clean saucepan (discard the remaining mixture). Whisk in the granulated sugar. Bring to simmer over medium heat and cook, uncovered, for 2 minutes to thicken slightly.
Versare 125 ml del liquido arancio-zenzero in un pentolino pulito (eliminare il liquido in eccesso)
Aggiungete lo zucchero granulato e portare ad ebbolizione a temperatura media, senza coperchio, per due minuti sino ad ottenere un liquido piuttosto denso.

Tap the loaf gently on a work surface to loosen the bread. Set the loaf pan over a sheet of waked paper, invert the pan onto the paper and lift off the pan. Turn the loaf over and, using a pastry brush, brush it with the warm glaze. Let cool completely or serve slightly warm. Serves 10.
Colpite (bussate) leggermente sulla tortiera per liberarne il pane. Capovolgere la tortiera su di un foglio di carta cerata da cucina e fare uscire delicatamente il pane ivi contenuto.
Aiutandovi con una pennellessa (si chiama così il pennello usato in cucina) spennellate il pane di glassa tiepida.
Lasciate raffreddare oppure servite leggermente tiepido.

L'inglese utilizzata dei termini talmente precisi tipo; whisk, tap, sieve, zest che anche solo attraverso il suono emesso mentre li si pronuncia dicono ciò a che servono, spiegano il loro senso.
Questi "suoni" purtroppo non possono essere tradotti in altra lingua. Il concetto è....leggete in inglese quando volete leggere qualcosa scritta da un autore anglofono.

Buon apetito.

Domani mattino farò il pane pertanto potrete seguirmi con la ricetta perchè posterò le foto anche per voi.

martedì 25 ottobre 2011

alcuni esempi sul come decorare una pumpkin pie





















Pumpkin Pie

Per la pasta frolla:
125g zucchero
350g farina
125g burro morbido
2 uova intere
1 tuorlo
un pizzico di sale
buccia d’arancia

Per la farcitura:
1kg di polpa di zucca
100g di zucchero
100g di burro
200ml di panna
cannella quanta ve ne piace
zenzero un pizzico
appena un pizzico di noce moscata

Preparate la pasta frolla dispondendo a fontana la farina con al centro il resto degli ingredienti.
Lavorarla fino ad ottenere un impasto liscio, elastico ed omogeneo. Mettetela poi in frigorifero per almeno mezz'ora.
Nel mentre preparate il ripienodi zucca; tagliate a pezzettoni la zucca e fatela cuocere a fuoco lento con circa un bicchere d'acqua sino ad ottenere una crema arancione. Se dovesse risultare troppo liquida lasciate tranquillamente asciugare a fuoco basso per altri dieci minuti circa.
A termine cottura aggiungete tutti gli ingredienti rimanenti e mescolate bene sino ad ottenere un cremoso ripieno dal colore del sole.

Foderate una tortiera da crostata e foderatela di pasta frolla. Buccherellate il fondo della pasta frolla e poi versateci sopra il ripieno. Se volete, potete decorare la torta con piccole zucche, foglie autunnali, castagne etc...tutte ritagliate da stampini oppure fatte a manoda voi.

Mettete in forno caldo a 14o° per circa 45 minuti.

Felice fine settimana....

venerdì 14 ottobre 2011

cartello letto nella subway di New York

"Where there is no solution, make one! That's kind of what entepreneurs do."

mercoledì 21 settembre 2011

what's new in town?



Oltre ai corsi Business che regolarmente proponiamo, oltre ai corsi di Telephoning, di Intercultural Training, di preparazione TOEFL, Trinity e GMAT, quest’anno aggiungiamo alcune novità che siamo certi saranno di vostro interesse;


Ad Ottobre riprende il corso di lingua e cultura Araba

Ad Ottobre inizia il corso di lingua e cultura Tibetana

Ad Ottobre inizia il corso di lingua e cultura Svedese

Ad Ottobre inizia il corso di lingua e cultura Giapponese

Ad Ottobre inizia il corso di lingua e cultura Cinese

Ad Ottobre inizia il corso di lingua e cultura Russa

Ad Ottobre inizia il corso di lingua Spagnola e cultura Latino Americana

Ad Ottobre inizia il corso di lingua e cultura Francese

Ad Ottobre inizia il corso di lingua e cultura Germanica

Ad Ottobre inizia il corso di lingua e cultura Italiana

Ad ottobre inizia il corso di Arpa

Aggiungiamo il Nordic (T)alking, il Horse Whispering (per gli amanti e gli appassionati dell’equitazione Western in collaborazione alla BM Farm), Language Training for Non-Native Teachers e molti altri.


Il mondo è un luogo bellissimo in cui vivere!

mercoledì 31 agosto 2011

Cornish Cream Tea

raspberry jam


skimming clotted cream




clotted cream






scones








Finalmente le ricette per il Cornish Cream Tea.



Scones:


225 gr farina

1 bustina di lievito in polvere
1 pizzico di sale
50 gr burro

25 gr zucchero

150 mr latte fresco intero
1 uovo


Setacciare la farina con il lievito ed il sale. Aggiungere il burro e continuare ad impastare sino ad ottenere una pasta simile a grosse briciole di pane. Aggiungere lo zucchero a versare lentamente il latte continuando ad impastare come se stessimo facendo il pane.


Distendere la pasta ad uno spessore di circa 1.5 cm e ritargliarne dei cerchi (si può tranquillamente usare un bicchiere per questa operazione). Sistemare i cerchi su di un foglio oleato e infornare per circa 7/10 minuti in forno già caldo a 180° C.


Lasciare raffreddare prima di tagliare.




Clotted Cream:


qui la preparazione è piuttosto lunga sebbene gli ingredienti siano soltanto due;


250 ml di panna freschissima (possibilmente molto densa)

500 ml di latte fresco intero




Versare il latte freddo in un grande contenitore e poi versarci sopra, lentamente, la panna fresca. Mescolare delicatamente i due ingredienti. Coprire e far riposare in luogo freddo per almeno 24 hrs. Sconsiglierei l'utilizzo del frigorifero per tale "riposo" in quanto troppo freddo. Sarebbe meglio un'angolo remoto della casa dove la temperatura è generalmente più bassa del resto della casa; magari in cantina.


Il giorno dopo vedrete che la panna è salita in superficie.


Con la massima cura prendete il vostro contenitore ed inseritelo all'interno di altra pentola che avete già messo sul fuoco (bagnomaria) L'acqua dovrà avere raggiunto una temperatura di circa 82° C. Fiamma bassissima, ma veramente bassa (dovete assolutamente mantenere la temperatura degli 82°C costante per tutto il tempo) per almeno un'ora e mezzo in modo che la panna si addensi ulteriormente lasciando sotto di se una sorta di anello giallo dall'aspetto del burro appena fuso.


Non appena avrete riscontrato una "cristalizzazione" della panna rimuovete il contenitore dall'acqua e lasciatelo raffreddare in altro contenitore pieno di ghiaccio ed acqua freddissima (serve per abbassare rapidamente la temperatura del latte/panna). Poi mettete il contenitore nel frigo sino a quando il liquido latte/panna e la crosta di panna cristalizzata si saranno raffreddati bene.


Rimuovere la crosta (clotted cream) e metterla in un contenitore di vetro. Con il liquido restante di latte/panna ripetete l'operazione. Ovviamente la seconda volta non si otterrà una crosta spessa come la prima in quanto la maggior parte della panna è già stata schiumata.



La panna "cristalizzata" clotted cream può essere conservata in frigorifero per non più di 3/4 giorni.




Spalmatela sui vostri scones e poi spalmteci sopra una cucchiata di marmellata di lamponi.




Ah, non dimenticatevi una bella teiera di earl grey oppure typhoon così caro alle persone della Cornovaglia.


Ricetta ideale dopo una lunghissima passeggiata nei boschi autunnali.


Fatemi sapere com'è andata.







































martedì 30 agosto 2011

Torta alla Yogurt BM Farm




Questa torta allo yogurt la dedichiamo ai nostri amici nonchè partner della BM Farm. Come già decantato in passato, la scuola di equitazione è sita in uno dei luoghi più belli al mondo. Pur a pochi chilometri di distanza dai centri abitati appena hai occasione di sederti sul prato della fattoria oppure vi trascorri una serata in amicizia mangiando la pizza in sana compagnia sembra d'essere d'altra parte del mondo; i colli dietro ai quali sfuma il tramonto, i trattori che portano le botti d'acqua per irrigrare l'infinite distese di campi, il silenzio, la sola voce del grano che canta ad ogni soffio di vento. I cavalli, le vacche Limousin, i bimbi dei centri estivi, il torrente, le passeggiate, i puledri...insomma un luogo dove poter sognare un mondo realmente diverso. Mi verrebbe quasi, quasi da citare Milan Kundera "il piacere della lentezza" perchè nonostante dirigere una fattoria ed una scuola di equitazione non sia semplice e di lentezza non si può certo parlare...l'aria che si respira in quel luogo incantato è di secoli fa. A loro, Sabrina e Mariano dedico questa torta...


la Torta allo yogurt BM Farm


300 gr. di farina
3 uova
la buccia grattugiata di un limone non trattato
1 bustina di vanillina oppure il contenuto di un baccello di vaniglia
1 bustina di lievito
1 pizzico di sale
150 gr. di yogurt bianco intero

150 gr. creme fraiche

50 gr. olio extra vergine di oliva

500 gr. mirtilli freschi

Marmellata di mirtilli senza zucchero


Setacciare la farina con il lievito prima di aggiungervi i tuorli d'uovo, il pizzico di sale, la vaniglia, la buccia di limone gratuggiata, lo yogurt, la creme fraiche e l'olio d'oliva. Mescolare energicamente sino ad ottenere un impasto liscio e morbido. Aggiungere gli albumi montati a neve ferma e delicatamente versare il composto in una tortiera. Con un cucchiaino da thè inserite la marmellata di mirtilli dolcemente nell'impasto nella tortiera e poi cospargete la superficie di mirtilli (che durante la cottura "sprofonderanno" nella torta).


Alcuni mirtilli li potete spolverizzare di farina per evitare che vadano a fondo.



Se volete veramente stupire i palati altrui ed anche i vostri...una chicca...ma solo se avete lo yogurt ai mirtilli in casa...sostituitelo con lo yogurt bianco intero...vi verrà una torta rosata, color lillà tenue.....mai visto una torta lillà tenue?


Chi farà questa torta con me?

lunedì 29 agosto 2011

English Trifle



























Semplice, semplice questa ricetta inglese per rendere più fresca e gustosa l'estate.



Anzittutto serve un elegante contenitore in vetro dentro al quale andremo a comporre il nostro trifle.



Pan di spagna, frutta fresca e frutta sciroppata, frutta secca (in piccola quantità) il custard inglese (simile alla nostra crema pasticcera), panna montata, due gocce e più di Sherry o Grand Marnier all'arancio (ma lo Sherry fa very English so please understand).




Se fate il pan di spagna da voi...ecco la ricetta (serviranno quattro o cinque torte per un trifle)




6 uova, 180 gr di zucchero, 75 gr di farina, 75 gr di fecola, un pizzico di sale (a torta)



1) Sgusciare in una ciotola le uova intere. Frullare a lungo (almeno 15 minuti)con uno sbattitore a frusta le uova e lo zucchero (a mano servono almeno 30 minuti), finché diventano una massa gonfia, ben spumosa e di colore giallo chiaro.




2) Sollevare le fruste e lasciare cadere un po' di composto sull'impasto montato: è montato a sufficienza se il filo di pasta "scrive".



3) Aggiungere la farina e la fecola mescolate insieme, versandole a pioggia da un setaccio, e mescolarle delicatamente con un cucchiaio di legno, in modo che si incorpori al composto senza smontarlo.



4) Versare l'impasto al centro dello stampo bene imburrato e infarinato, livellarlo bene dando un paio di colpi sul tavolo con la teglia piena, e infornare a 150° - in forno già caldo - per circa 40 minuti.




Poi prendete il vostro bel contenitore in vetro come quelli che vi ho inserito nelle foto e foderatelo con una prima torta di pan di spagna. Bagnate con lo Sherry e lasciate riposare per qualche minuto. Poi versateci dentro (con estrema delicatezza) quella buona e sana macedonia di frutta che avete preparato in precedenza (pesche, mele, anguria, melone, pere, prugne, fragole, frutti di bosco, noci, pinoli, mandorle a scagliette, pesche o albicocche sciroppate...insomma la frutta che preferite...banane, fichi, ciliegie etc) per riempire il contenitore di circa un terzo del suo volume. Ora arriva il momento del custard



ricetta in arrivo....ed oplà...ecco il custard pronto per il vostro trifle;



1 baccello di vaniglia, 300 ml di latte, 300 ml di panna fresca, 6 tuorli, 100 g di zucchero.



Versate il latte e la panna in un pentolino; aggiungete il contenuto della stecca di vaniglia e mettete sul fuoco fino al bollore. In una ciotola, montate i tuorli con lo zucchero, finché non risulta una crema chiara e fluida. Aggiungete il latte e la panna caldi, versando a filo, in modo che le uova non si scaldino velocemente. Mescolate bene e riversate l'intero composto nella pentola, portando di nuovo sul fuoco, molto basso. Lasciate addensare la crema, facendo attenzione che non arrivi a bollire, altrimenti le uova impazziscono e bisogna buttare via tutto.




A questo punto nel nostro bel contenitore abbiamo già messo una prima torta pan di spagna, un terzo di macedonia di frutta, un terzo di custard cream che ora andremo a ricoprire con un'altro strato di pan di spagna, di macedonia e di custard sino al termine di tutti gli ingredienti.


Il trifle viene infine coperto con un ultimo pan di spagna (che fungerà da "coperchio") e da un abbondante strato di panna montata a neve fermissima che potrete decorare a piacere (io solitamente uso le fragole).


Ricordatevi di bagnare sempre il pan di spagna (ogni stato di pan di spagna) con lo Sherry.

Chi farà il Trifle con me?





















mercoledì 20 luglio 2011

summer!



"Tis now the summer of your youth: time has not cropped the roses from your cheek, though sorrow long has washed them."



Edward Moore






venerdì 1 luglio 2011

Storia di uno spaghetto spezzato

Fu un tempi in cui ero ancora un grande e soffice impasto di acqua e farina che si lasciava accarezzare della pale della impastatrice. Era bello, divertente direi, muoversi intorno, girare in cerchio, verso l'alto e poi verso il basso e poi nuovamente ed ancora verso l'alto. Giravo e giravo su di me, a volte in me ed a volte fuori di me mentre le modernissime pale d'acciaio mi torcevano benevolmente.
Dalle pale passavo ad un torchio, strumento antico in uso presso la famiglie contadine. Un torchio questo, come quelli d'un tempo di cui avevo già sentito parlare da formati di pasta molto più antichi di me.
Ecco, ricordo, venivo sollevato e riposto in piccole palle di pasta. Abili mani mi lavoravano dopo la grossa impastatrice. Mani capaci, femminili nel tatto ma forti come buoi con il giogo al collo mentre arano i campi.
Abili le mani in cui mi riponevano per dare a me quell’ aspetto grossolano, quasi ruvido che le liscie pale d'acciaio avevano inzialmente corretto per essere omogeneo nell'aspetto, elastico e malleabile abbastanza perché le mani potessero prendersi cura di me. Impastato all'ultima fase su di una grande tavola di marmo, impastato e rimpastato da più mani e più e più volte ancora. A volte sbattuto a faccia in giù sulla fredda superficie grigia di quel tavolo da cucina, a volte a faccia in su verso l'abbondante petto della massaia che mi girava come un calzino bucato da cucire con cura.
Il torchio, eccolo là che mi aspettava. Lucido come il trattore appena comperato, lustro come la luna piena in una notte stellata, oleato da poco in attesa di produrre la pasta per la famiglia, per quella domenica un pò speciale in cui i parenti Bolognesi arrivavano dalla città per godersi il fresco della campagna e la signora Gina azionava l'impastatrice nuovissima che le avrebbe risparmiato ore di faticoso lavoro mentre ella avrebbe potuto concedersi del tempo per mungere oppure raccogliere uova oppure semplicemente per annaffiare i fiori del giardino.
Ritorniamo alla mia storia, a quella dello spaghetto spezzato. Piacere, mi presento. Di nome faccio numero 7 (se mi comperi al supermercato) mentre qui in campagna mi chiamano "Bigolo". "Piacere Bigolo" usavo dire mentre uscivo dai trafori del torchio, nuovo di anima e di forma. Fresco come il latte appena munto, fresco come le uova sbattute con lo zucchero, fresco come una granita alla menta in una calda serata d'estate.
Ecco, Bigolo, cioè io. Lo spaghetto per antonomasia, lo spaghetto assoluto. Fresco, a volte di farina integrale, a volte di semolino, a volte con le uova ma pur sempre spaghetto lungo e più o meno sottile.
Esco dal traforo dove la Gina mi ha spinto dopo le sue amorevoli cure. Quasi, quasi ci restavo volentieri tra le sue mani. Mi sembrava di subire un massaggio zen, un trattamento di bellezza per ravvivare il mio aspetto, per rendermi manualmente maleabile al punto giusto da poter entrare nel traforo del torchio. Traforo, traforo, ma si c'è ne sono tantissimi. Quelli industriali attraverso ai quali scompari in una scatola di cartone per essere messo sugli scaffali non appena hai potuto prendere atto del tuo aspetto spaghettoso oppure questo, quello della Gina, dal quale esci lentamente, ruvidamente, anticamente per essere poi messo ad essicare al sole sopra a canovacci di lino e canapa, sopra a leggeri gratticci di paglia perchè sia il sole a darci il giusto colore e quel profumo genuino che solamente lui puoi concedere ad un Bigolo come me.
Eccomi lì, steso all'aria. Steso come ho descritto sopra oppure letteralmente appeso a dei fili, come i panni dopo il bucato. Appeso a file, appeso ed appeso, fila dopo fila per creare file intere di tende bianche, candide, profumate ma sopratutto commestibli dopo la cottura. Lunghissimi capelli d'angelo appesi al vento in attesa d'essere raccolti dalle abili mani di Gina. In attesa di trovare un connubbio celestiale; sugo rosso, ragù, qualche strano pesto casalingo, una semplice ricottina con i pinoli...aspettiamo un pò i parenti Bolognesi...sono sempre loro a decidere il condimento giusto per me, per Bigolo il RE della cucina Italiana.
Ecco, la sento mentre si muove tra di noi. Metri e metri di sottile pasta stesa al sole. Metri, centinaia di metri prodotti questa mattina per deliziare i palati di pochi.
Passa la Gina con i grossi fianchi ondeggianti. A volte ci sfiora, a volte ci fa muovere come le creste delle onde del mare quando un colpo di vento le sfiore. Ondeggia Gina mentre il suo grembiule sfiora infiniti spaghetti penzolanti.
Ci raccoglie la Gina, ci raccoglie e ci pone delicatamente nel suo grande cesto. Con attenzione, con cure, con occhi accorti, la Gina ci pone in quel grandissimo cesto. Bigolo ed i suoi fratelli, Bigolo ed i miei fratelli perchè sono sempre io che scrivo, il Bigolo di prima. Ricordate? Piacere Bigolo!
Eccoci tornati in cucina. Allungati sul freddo tavolo di marmo dopo una mattinata al sole. Croccanti fuori, ancora morbidi dentro. Annuso l'aria con la speranza di cogliere un buon profumo, con l'auspicio di sapere a quali pietanze sarò abbinato per deliziare queste bocche affamate.
Basilico, pomodorini freschi, una scaglietta di pecorino, due o tre pinoli, la ricotta di pecora per rendere il tutto morbidissimo. Si attendo il mio turno per essere cotto, per essere lessato al punto giusto. Cotto lesso per il sugo, sono lesso, sono cotto di pomodorini freschi e basilico. Oggi è proprio la mia giornata fortunata. Eccolo il pentolono che bolle, blub, blub, blub sul fuoco. Una manciata o due di sale grosso..anche versare il sale la Gina lo sa fare con maestria. Ecco, Gina si avvicina, le sue mani si allungano per raccogliere i primi metri di spaghetti, le sento intorno a me, ricordo mentre m'impastava, ricordo quella meravigliosa sensazione di cura, di benessere, di amore che lei trasmetteva con le mani.
Ecco, ahi, ma come, che succede, che mi vogliono fareeeeeee????? Nooooo. La cugina Bolognese mi vuole spezzare. Ha preso un mio fratello e sta spiegando alla Gina che in città si fà così. Fa più in, e più elegante mangiare gli spaghetti spezzati. Il mio di cugino..Bigollo...si lamenta...l'han spezzato e lui non è assolutamente abituato ad essere trattato così. Grida Bigollo ma le due cugine ingrembiulate non lo possono sentire..soltanto noi, dagli orecchi sopraffini riconosciamo questo grido indignato. Ohi, gli spaghetti fanno resistenza, lottano. Dal tavolo di muovono, prendono vita questi Bigoloni di campagna e si tuffano in tutta la loro interezza nel pentolone della Gina. Lei sorride capendo mentre la cugina di città si ricrede meravigliata.
Bigolo ha insegnato la sua lezione. Lo spaghetto, grande o piccolo che sia, tondo o snello, capello d'angelo o ruvidissimo bucatino, va nella pentola interamente integro.
HazelSidhe

venerdì 24 giugno 2011

soffia il vento di sera...

martedì 14 giugno 2011

pastiera napoletana

eh si, chi ha indovinato? Stiamo proprio parlando della squisitissima pastiera napoletana

Ingredienti per il ripieno:
300 gr di grano già cotto,
400 ml di latte intero
un cucchiaio di burro (optional)
un cucchiaio di zucchero,
1 bustina di vanillina
400 gr di ricotta di pecora freschissima
300 gr di zucchero,
5 uova,
50 gr di acqua di fior d'arancio (o, in mancanza una fialetta di aroma),
2 limoni,
150 gr di arancia e limone canditi (tagliati a tocchetti piccoli),
150 gr di zucchero al velo
un pizzico di sale

Ingredienti per la pasta frolla:
500 gr di farina,
3 uova,
200 gr di zucchero,
200 gr di burro,
la buccia grattugiata di un limone
un pizzico di sale

Procedimento:

Il giorno prima prepariamo la pasta frolla e la lasciamo riposare fino al momento dell'uso (ricordiamo che va lasciata in frigorifero già nella sua teglia per ottenere un risultato migliore).
Teniamo da parte una piccola palla di pasta frolla che ci servirà per decorare la pastiera.

Mettiamo a sobbollire, a fuoco lento, il grano con il latte, il burro ed il cucchiaio di zucchero. Facciamo cuocere sino a quando il composto non avrà assunto un aspetto cremoso. Lasciamo raffreddare completamente.
Mettiamo quindi la ricotta in una ciotola abbastanza capiente e la lavoriamo con un cucchiaio di legno in modo da renderla ariosa. Aggiungiamo poi i 300 gr di zucchero e lavoriamo ancora. Aggiungiamo quindi i cinque tuorli ed i tre albumi montati a neve ben ferma con un pizzico di sale, la scorza grattugiata dei limoni, l'acqua di fiori d'arancio ed i canditi tagliati a tocchetti.
Uniamo quindi la crema di grano e mescoliamo ulteriormente.
Rimuoviamo la teglia con la pasta frolla dal frigo e la colmiamo con il ripieno.
Con la pasta rimanente formiamo delle strisce che disponiamo a griglia sul ripieno (a mò di crostata).
Mettiamo in forno già caldo, in posizione piuttosto bassa, a circa 150 gradi per un paio di ore.
Una volta che la superficie della pastiera si presenta dorata e la cucina profuma di buono...la rimuoviamo dal forno e la lasciamo risposare il luogo fresco per tre giorni.

Gnam, gnam, gnam (suoni emessi da golosa divoratrice di pastiere)

venerdì 10 giugno 2011

potete carpire quale sarà la prossima ricetta ad essere postata?




"Currite, giuvinò! Ce stà 'a pastiera!"
E' nu sciore ca sboccia a primmavera,
e con inimitabile fragranza
soddisfa primm 'o naso,e dopp'a panza.
Pasqua senza pastiera niente vale:
è 'a Vigilia senz'albero 'e Natale,
è comm 'o Ferragosto senza sole.
Guagliò,chest'è 'a pastiera.Chi ne vuole?
Ll' ingrediente so' buone e genuine:
ova,ricotta,zucchero e farina
(e' o ggrano ca mmiscato all'acqua e' fiori
arricchisce e moltiplica i sapori).
'E ttruove facilmente a tutte parte:
ma quanno i' à fà l'imposto,ce vò ll'arte!
A Napule Partenope,'a sirena,
c'a pastiera faceva pranzo e cena.
Il suo grande segreto 'o ssai qual'è?
Stu dolce pò ghì pure annanz' o Rre.
E difatti ce jette. Alludo a quando
il grande Re Borbone Ferdinando
fece nu' monumento alla pastiera,
perchè facette ridere 'a mugliera.
Mò tiene voglia e ne pruvà na' fetta?
Fattèlla: ccà ce stà pur' a ricetta.
A può truvà muovendo un solo dito:
te serve pe cliccà ncopp ' a stu sito.
Màngiat sta pastiera,e ncopp' a posta
dimme cumm'era: aspetto na' risposta.
Che sarà certamente"Oj mamma mia!
Chest nunn'è nu dolce: è na' poesia!"

domenica 15 maggio 2011

alla domenica quando piove











oggi postiamo una tradizionale ricetta modenese; la torta Barozzi famosa in quanto d'un tempo veniva fatta con i fondi di caffè (che mia nonna invece utilizzava per concimare le rose...e che rose)




Torta Barozzi (non l'ho mai assaggiata ma mi si dice che sia una vera prelibatezza, tra l'altro piuttosto difficile da trovare. Probabilmente appartiene a Modenza così come la Sacher appartiene a Vienna, oppure lo Stollen a Dresda oppure la Pastiera a Napoli.



La sua ricetta originale rimane un segreto custodito tra gli antichi libri e la memoria dei pasticceri del cafè pasticceria Barozzi di Vignola (piccola cittadina della provincia che diede i natali a questo apprezzatissimo dolce)



Ebbene, ecco i semplici ingredienti che compongono questo dolce che nel 800 appariva su quasi tutte le tavole del modenese.



Torta Barozzi (1)
100 g mandorle spellate
80 g burro
250 g cioccolato fondente
4 uova
150 g zucchero
1 bicchierino di rum
3 cucchiai di caffè (polvere)



Preparazione:
Fate fondere a bagnomaria burro e cioccolato. Sbattere i tuorli con lo zucchero (a crema), aggiungere le mandorle tritate finemente, il cioccolato, il caffè e il rum. Montate a neve le chiare e incorporatele al composto. Infornare a 180° per 30' in uno stampo (con in fondo carta stagnola imburrata o cartaforno) coperto con la stagnola.



Torta Barozzi (2)



200 g zucchero
20 g nocciole
20 g mandorle
10 g noci
120 g burro
35 g cacao amaro
100 g cioccolato fondente
20 g fecola
20 g frumina
3 cucchiai rasi di caffè in polvere (decaffeinato se preferite)
3 uova
1/2 cucchiaino di lievito
un pizzico di sale
zucchero a velo (facoltativo)



Preparazione:
Sbattete il burro a temperatura ambiente, con i tuorli quindi aggiungete lo zucchero, il cacao, le frutte secche ridotte in farina col macinacaffè, le farine, il caffè, il cioccolato fondente fuso (o grattuggiato), il sale e una puntina di lievito per dolci. Montate a neve fermissima gli albumi e uniteli al composto stando attenti a mescolare adagio e dal basso verso l’alto (in modo che l’impasto incameri più aria possibile).
Versate l’impasto in una tortiera tonda di 26 cm di diametro a 180° per 40 minuti.



A voi la scelta della ricetta.



Buona ma soprattutto serena Domenica inebriata dai profumi del dolce su scritto.







mercoledì 4 maggio 2011

Lavender Muffins con glassa al mirtillo









manca poco alla fioritura della lavanda...osservo le mie piantine e mentre l'osservo mi viene già l'acquolina in bocca. "L'acquolina in bocca per dei fiori di lavanda?" qualcuno penserà...ed invece...ecco una squisitissima ricetta per utilizzare i fiori non solo per realizzare delle meravigliose composizione estive bensì per offrirli agli amici ed ai parenti tutti....


tempo di preparazione: 45 minuti + 12 ore di infusione


Ingredienti per i muffins:


2 cucchiai di fiori di lavanda

100 gr panna

150 gr burro

250 gr farina

1 bustina di lievito

1 uovo

100 gr. panna acida

150 gr zucchero

1 bustina di lievito vanigliato


Fate bollire i 100 gr di panna panna con i fiori di lavanda, toglietela dal fuoco, coprite il recipiente e lasciate i fiori in infusione per tutta la notte.

Il giorno seguente filtrate la panna strizzando bene i fiori e tenete da parte questo profumato liquido.

Distribuite i pirottini dei muffins negli stampi della teglia.


Fate fondere il burro e lasciatelo raffreddare.

Mescolate la farina ed il lievito.

Sbattete l'uovo con la panna acida, lo zucchero, lo zucchero vanigliato, la panna profumatissima ed il burro fuso.

Incorporate a poco a poco la farina e continuate a mescolare sino a quando avrete amalgamato l'impasto.

Versatelo nei pirottini e collocateli nel forno caldo dove li farete cuocere per circa 20 minuti a 120/130°C.


Ingredienti per la glassa ai mirtilli:

200 gr formaggio cremoso (tipo robiola)

100 gr. zucchero al velo

60 gr. miele

qualche mirtillo per colorare di lillà la glassa.


Montare il formaggio con lo zucchero al velo ed il miele. Aggiungere i mirtilli e continuare a montare a neve sino ad ottenere una crema omogenea anche nel colore.

Utilizzare per decorare i vostri muffins.
























mercoledì 13 aprile 2011

Bedřich Smetana - la moldava


Compositore ceco nato a Litomyšl nel marzo del 1824 e morto a Praga nel 1884.

Il suo poema sinfonico più famoso; Vltava (La Moldava) dedicato al fiume che attraversa la Repubblica Ceca, risuona di violini che erano lo strumento prediletto dal grande compositore.

Se ne avete l'occasione, provate a dedicare del tempo all'ascolto del poema. Potrete riconoscervi distintamente lo scorrere dell'acqua, i molinelli, le piccole onde, gli scrosci sulle rive, i sassolini lanciati da bambini in corsa lungo le sponde, i battelli, le giornate di sole, le giornate di vento ed anche le tempeste.

Ogni volta che l'ascolto mi metto a piangere. Sono trascorsi diversi anni da quando lo sentì per la prima volta, questo fiume musicato, tanti anni...forse una domenica di maggio quando ancora ragazzina mio padre mi faceva incontrare la musica classica...ed ancora oggi riesco a piangere. Mi vengono i brividi sulla pelle, mi viene la pelle d'oca, mi emoziono tantissimo e penso "Vltava rimane sempre Vltava"

martedì 12 aprile 2011

tuona il cielo


Thors Stimme in einer heiteren Nacht

mercoledì 6 aprile 2011

Happiness is a dream come true



sunshine on my shoulders by John Denver



E mentre stiamo a cucinare con il sole che entra dalle finestre per baciare tutti quegli angoli della casa rimasti al buio durante l'inverno...mentre stiamo con il grembiule legato in vita ed il mestolo a mezz'aria perchè non fingiamo d'essere delle bravi cantanti ed usando il cucchiaio di legno come microfono e la nostra cucina come un grande palcoscenico...le margherite sul davanzale le nostre spettatrici e la brezza primaverile l'applauso...cimentiamoci a cantare questo dolcissimo brano per rendere la cena...o in questo caso...la mousse...ancora più dolce...
SUNSHINE ON MY SHOULDERS (Words by John Denver; Music by John Denver, Mike Taylor and Dick Kniss)


Sunshine on my shoulders makes me happy

Sunshine in my eyes can make me cry

Sunshine on the water looks so lovely

Sunshine almost always makes me high

If I had a day that I could give you

I'd give to you the day just like today

If I had a song that I could sing for you

I'd sing a song to make you feel this way

Sunshine on my shoulders makes me happy

Sunshine in my eyes can make me cry

Sunshine on the water looks so lovely

Sunshine almost always makes me high

If I had a tale that I could tell you

I'd tell a tale sure to make you smile

If I had a wish that I could wish for you

I'd make a wish for sunshine for all the while

Sunshine on my shoulders makes me happy

Sunshine in my eyes can make me cry

Sunshine on the water looks so lovely

Sunshine almost all the time makes me high

ecco la promessa ricetta della mousse aux framboises



400 gr di fragoline di bosco oppure di fragole qualità "mara des bois" (sono quelle francesi da agricoltura biologica-squisite)

250 ml di panna freschissima (sempre bio if possible)

200 gr di zucchero

4 fogli di gelatina (o colla di pesce)

il succo di mezzo limone

altre fragoline di bosco per decorare

Preparazione Iniziamo facendo ammorbidire i fogli di gelatina (o colla di pesce) in acqua fredda per circa 10 minuti.

Nel mentre laviamo e frulliamo le fragole. Aggiungiamo il succo di mezzo limone e lo zucchero.

Strizziamo bene, bene i fogli di gelatina e li facciamo sciogliere in un pentolino a fuoco molto basso oppure a bagno maria.

Aggiungiamo la gelatina al composto di fragole mescolando bene. Montiamo la panna a neve e l'aggiungiamo alla crema di fragole e gelatina ottenuta in precedenza.

Versiamo il tutto nelle cocotte oppure in una bella coppa da portata che poi metteremo in frigorifero per lasciare rapprendere la mousse.

Consiglierei di decorare le monoporzioni oppure la coppa con delle fragoline di bosco ed alcuni ciuffi di panna montata a neve.


Se proprio proprio è mia intenzione eccedere nello stupire i miei ospiti...posso delicatamente versare sulla mousse (fredda) del cioccolato fondente al 70% fatto precedentemente sciogliere a bagnomaria.


Bonne Appetit cher amis......

venerdì 1 aprile 2011

mousse alle fragole ed alla cioccolata

Ricetta? La sto cercando...appena trovo qualcosa di veramente appetibile posto.....