domenica 19 dicembre 2010

der dichter spricht


Il poeta parla. Ma con chi? Dipende. Certe volte parla con la neve:

"Come stai?" le chiede.

"Benino."

"Ma ti trovo un pò pallida."

"Eh sì."

"E hai le mani di ghiaccio."

"E' vero."

"Sei proprio sicura di stare bene?"

"Sì, Sì, tranquillo."

Robert Schumann

mercoledì 15 dicembre 2010


con la lentezza della neve che cade......

voglia di sapori antichi, valori antichi, conoscenza ancestrale.
voglia di profumi antichi, di un camino acceso, di una voce oramai perduta nel vento.
voglia di carezze di nonna, di pensieri liberi, di canzoni sentite e mai dimenticate.
ed ancora voglia di quella voce che al risveglio profumava di caffelatte e bane biscotto, di un berrettino color bordeaux che la nebbia mal nascondeva.
voglia e bisogno di una presenza che molto sapeva e nulla celava.
voglia di una tovaglia di lino petalo di rosa.

martedì 16 novembre 2010

elogio al gatto nero


nonostante il triste post di prima dove la pioggia e la melancolia regnano sovrane come due regine madri...ecco....dimenticavo....qualcosa di leggero, un lieve sorriso....

domani si festeggia il gatto nero ed allora...a tutti i gatti neri del mondo che prima o poi han attraversato oppure attraverseranno le strade altrui (sperando non vi siano scale o scalette nelle vicinanze sotto alle quali dover passare)...ai vari morphei, mephistophele, neroni, micioni, gattoni, gati, pacioci....

ed ancora piove. eppure ho sempre amato la pioggia, a dire la verità amo tutte le stagioni ma questa dell'autunno, dei primi veri freddi, dei pettirosso che sul davanzale cinguettano la prima neve. è la stagione che ho sempre amato più delle altre. eppure, eppure in queste ultime settimane l'autunno mi ha messo adosso diverse preoccupazioni come quelle volte ai miei concittadini, a coloro che hanno perso la casa, il lavoro, l'azienda in seguito alle esondazioni del bacchiglione. mi sveglio di notte e sento il regolare ticchettio di gocce sul selciato, quel rombante frastuono di acqua incessante. attraverso fiumi e torrenti in piena, costeggio fossati e campi che ormai l'acqua ha posseduto e fatto suoi, laghetti e stagni senza più confini. vedo anatra felici che sguazzano sbattendo le loro impermeabili ali e rifletto; la Natura ha veramente pensato a tutto e poi, e poi, e poi..il mio udito si tende nuovamente, lo sguardo lontano, i pensieri tornano alla realtà ed abbraccio silenziosamente i miei concittadini.

lunedì 25 ottobre 2010

gli ultimi giorni di questo mese


Gli ultimi giorni di questo mese sono tra i più belli. La natura si ricrea e si colora dei toni più caldi, cadono foglie e nascono funghi, il muschio bagnato profuma l'aria mentre le prime nebbie s'incontrano in pianura per scegliere dove, quando e come bussare alle porte altrui. Toc toc! Chi è? Sono la nebbia che accompagnerà il tuo cammino, colei che circonda dolcemente la tua casa per farti sognare un dolce dondolìo tra scorrevoli nubi. Sono la magia dell'inverno che verrà, quella leggera foschia che tutto trasforma in paesaggio velato. Dietro di me viene la neve...ma aspetta...è ancora lontana dall'arrivar. E mentre ti tengo in sospeso tra sole ed oscurità...toc, toc busso ancora in attesa che tu esca a giocar.

sabato 2 ottobre 2010

autunno finalmente


che colori oggi. uno spicchio di luna attraverso nuvole sottili. freddo, fa un pò freddo, ma finalmente è arrivato l'autunno.

mercoledì 22 settembre 2010


Gather ye rosebuds while ye may.

Walt Whitman

domenica 19 settembre 2010

tra qualche giorno l'equinozio Alban Elfed segnerà la fine dell'estate e l'arrivo delle lunghe notti. i fiori di topinambur che oggi ancora pitturano di giallo le nostre campagne presto lascieranno il posto ai lampioncini arancioni degli alchechengi. lentamente la natura si prepara al lungo sonno e come persefone ritorna all'oscurità.
i bardi risalivano le colline per accendere fuochi propiziatori attorno ai quali si raccoglievano le genti. chi per ringraziare l'abbondante raccolto, chi per scongiurare un'inverno troppo rigido, chi per raccontare le prime storie che avrebbero accompagnato il lungo ritiro.
era un tempo di riflessione questo, un tempo di quiete e di silenzio dopo il duro lavoro estivo. il sole si sarebbe addormentato in un cielo quasi ghiacciato, i suoi raggi sarebbero apparsi chiari e stanchi mentre la luna e le stelle avrebbero vegliato su di lui.
la casa prendeva colore; le finestre aperte sui tramonti rosati illuminavano tutto di un dolce tepore. zucche e pannocchie trovavano il loro spazio tra gli oggetti di uso comune, una ghirlanda di fieno e margherite pendeva alla porta d'ingresso a dare il benvenuto all'inverno che presto avrebbe fatto ingresso.
qualcuno faceva una bambolina di grano a rappresentare l'ultimo degli ultimi raccolti, l'ultimo covone posto a riparo. la bambola veniva appesa in casa oppure ad un albero vicino ai campi dove essa avrebbe "protetto" le messi a venire.
il cielo si faceva scuro e tempestoso, il vento iniziava a soffiare freddo ed i bardi raccontavano le loro poesie di eroi e di verità.
Felice Autunno,
Clabhsor

mercoledì 25 agosto 2010


solamente una foto delle vacanze trascorse. un immagine per ricordare il momento, la libertà provata, quella sensazione di leggerezza, di essere parte del vento...anche solo nel guardare.

domenica 1 agosto 2010


Con me non bisogna parlare,

ecco le labbra: date da bere.

Ecco i miei capelli: carezzali.

Ecco le mie mani: si possono baciare.

- Meglio però, fatemi dormire.

Marina I. Cvetaeva



sabato 31 luglio 2010


voglia di bucati stesi al vento, di panni bianchi che si muovono lievi come ali di farfalle, di profumo antico, di pulito, di colli umbri che sfumano con il calar del sole.

Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore. (Alda Merini)

giovedì 29 luglio 2010


Within the womb of the Mother, we are protected from the outside.


domenica 25 luglio 2010


dato che scriviamo e leggiamo di cucina greca perchè non lasciarci accompagnare dai suoni del sirtaki mentre ci accingiamo in cucina oppure, dopo pranzo, possiamo godere di alcune letture dal classico "Zorba il Greco" di Nikos Kazantzakis.


"Il sole era sorto. Il cielo era sereno. Mi accoccolai fra le rocce nella positura di un gabbiano appollaiato su una sporgenza e volsi lo sguardo al mare. Il mio corpo si sentiva forte, riposato, obbediente; la mia mente, nel seguire le onde, diveniva simile ad esse, docile, passiva, sottomessa al ritmo del mare"

il sole, la brezza, lo tzatziki ed io

avete mai assaggiato lo tzatziki? Mai, mai, mai?

Eccovi allora la ricetta greca per antonomasia, il calore del sole, il sapore della terra, il profumo della patria mai dimenticata, la squistezza dei piatti tradizionali...tutto questo lo troverete ad ogni singolo boccone di tzatziki.

questo piatto solitamente connubia con tutti i secondi della cucina greca ma se volete esaltare la vostra insalata estiva oppure, così, semplicemente sul cucchiaio per farlo sciogliere sulla lingua mentre ad occhi chiusi sognate un mare lontano.....


"Tzatziki originale" ovvero, come disse il mio amico greco Dimosthenis "non italianizzare la ricetta"


per una porzione:

1.5 tazze di yogurt greco

2 cetrioli medi e freschissimi

4-6 spicchi d'aglio (è qui che la ricetta non va italianizzata mettendoci meno aglio del richiesto)

4 cucchiai d'olio

pochissimo aceto

sale quanto basta


Grattate i cetrioli in una grattugia a buchi grandi. Colateli, strizzateli bene e salateli. (di solito li lascio nel colino per un'oretta in modo tale da togliere tutta l'acqua in eccesso).

Aggiungete l'aglio tritato finissimo (lo spremiaglio funziona alla perfezione), appena un pò di aceto, lo yogurt e mescolate sino ad ottenere una salsa omogenea. Infine versate l'olio.

Decorate con due foglie di basilico fresco.


Lo Tzatziki solitamente accompagna il Souvlaki e tutti i piatti a base di carne arrostita.
ἀναβιώνω





venerdì 16 luglio 2010





Clouds and Waves by Rabindranath Tagore

secondo me è una delle più belle ed intense poesie che egli scrisse. Oggi abbiamo parlato di lui a lezione e mi è venuta voglia di pubblicare questa, tra tante.

Mother, the folk who live up in the clouds call out to me
"We play from the time we wake till the day ends.
We play with the golden dawn,
we play with the silver moon."
I ask, "But how am I to get up to you ?"
They answer, "Come to the edge of the earth, lift up your
hands to the sky, and you will be taken up into the clouds."
"My mother is waiting for me at home, "I say, "How can I leave
her and come?"
Then they smile and float away.
But I know a nicer game than that, mother.
I shall be the cloud and you the moon.
I shall cover you with both my hands, and our house-top will
be the blue sky.
The folk who live in the waves call out to me-
"We sing from morning till night; on and on we travel and know
not where we pass."
I ask, "But how am I to join you?"They tell me,
"Come to the edge of the shore and stand with
your eyes tight shut, and you will be carried out upon the waves."
I say, "My mother always wants me at home in the everything-
how can I leave her and go?"
They smile, dance and pass by.
But I know a better game than that.
I will be the waves and you will be a strange shore.
I shall roll on and on and on, and break upon your lap with laughter.
And no one in the world will know where we both are.
Rabindranath Tagore

Per fare un prato occorrono un trifoglio e un'ape

un trifoglio e un'ape

e il sogno.

Il sogno può bastare

se le api sono poche.

Emily Dickinson

sabato 10 luglio 2010




passeggiando tra le lingue

ebbene si, oggi parleremo delle origini della lingua farsi.
Lingua Persica, chiamata Farsi, Parsi, Dari oppure Parsi-ye-Dari. viene parlata e scritta dalle popolazioni del Iran (luogo di nascita della lingua stessa), del Afghanistan, Pakistan, Tajikistan, Uzbekistan ed in parte anche in Armenia, in Iraq, nel Oman e nel Bahrain.
Lingua originaria dell'antica Persia, il Farsi si parlava nell'impero di Achaemenids (400-300 BCE)
Un pò come il Latino, il Farsi ha dato origine a notevoli lavori di filosofia e scienze in quanto utilizzata per rappresentare per iscritto i pensieri ed i pensatori del mondo Mussulmano.
La lingua Persiana ha dato origine a non poche parole inglesi come: Mother - Madar, Father - Pedar, Brother - Baradar, Daughter - Dokhtar, Alkenkengi - Al-Kakanj, Papoosh - Papush Babouche, Pashmina - Pashm (lana), Navy - Naav, Lemon - Limun, Koh-i-Noor - Koh (montagna) Nur (luce) famoso diamante facente parte dei gioielli della corona di Sua Maestà Queen Elizabeth, Cash - dallo Sanscrito Karsa che deriva dal Persico Karsha (unità di misura per l'oro), Bazaar - dal Persico Bazar (mercato), e moltissime altre che non starò qui ad elencare perchè sono veramente tante.
Stupefacente pensare che una piccola parte del nostro vocabolario d'uso quotidiano derivi da una lingua così distante come il Farsi. La parola "paradise - pairidaeza" (paese superiore) ad esempio giunse agli Inglesi attraverso non pochi passaggi quando i Persiani scambiavano merci e beni con i Greci. Parole venivano assimilate, portate in patria per divenire di uso comune.
Poesie di scrittrici contemporane tradotte in inglese dal farsi;



Dal Tajikistan; Farzaneh Kojandi


Forgotten by time
There was a boy.
He would spread his wares in our alley.
The strength of the hero, Rostam,
roared from his shoulders,
he had the features of a Joseph,
his hair was the torch of Zoroaster,
flaming with ancient times.
The young boy sat on an old stool,
saying goodbye to his rose-scented time.
His sweets had no takers,sweating in their paper wrappers;
his cheap cigarettes knew
that the point of their lives was to burn;
his soaps longed for the day
they would lather in beautiful hands and die.
The boy turned his eyestowards passers-by
and, pondering the to and fro of cars,
he didn't think of spring coming and going.
The summer of his youth
was dissolviing into sunset
and winter would wrap him in snow.
Happy? Unhappy?
For he was oblivious to love,
for the margins of his life were rusting,
for he mistook the moon's halo for the moon.
Ruthless life had sat a young boy
on an old stool and forgotten him.




Dal Pakistan: Noshi Gillani



The Breeze rewrites
Now that the breeze has learnt to write
She can choose to rewrite autumn as spring
To redefine spring as waiting
Now that the breeze has learnt to write
She can transform the urge to travel into a curse
And curse those sticking to a faithful path
Now that the breeze has learnt to write
Coming together is described as moving apart
Love, portrayed as a weaknessA tree, something that cannot give shade
Now the breeze can extinguish our lanterns
Give credence to dusk, dismiss unreliable dawn
Oh all you who teach the breeze to write!
Now that the breeze has learnt to write


Le poesie su gentile concessione di Poetry Translation Centre, London.


La curiosità, il desiderio di conoscere qualcosa in più sul Farsi, fu pungolata dalle esigenze di un cliente che ci chiese di tradurgli alcune pagine del sito in questa lingua. Fui piacevolmente sorpresa di scoprire una storia antica. Ovvviamente non sto qui a scrivere tutto altrimenti il post diverebbe una enciclopedia però, come la richiesta del cliente fu uno stimolo per me, così le gocce di pioggia compongono il mare.

Sobh Bhe Kheyr

martedì 6 luglio 2010




I'm singing in the rain, just singing in the rain. What a glorious feeling, I'm happy again...tadaaaadadada, tadaaadadada, da, da .....






sabato 3 luglio 2010


in questo caldissimo pomeriggio di sabato leggo hikmet seduta sul letto. la brezza muove con dolcezza le tende, fuori qualcuno taglia l'erba, le cicale tengono compagnia alle voci di bambini che rincorrono una pallone ed io torno a leggere hikmet.


Mi sono spogliato dell'idea della morte

ho infilato il fogliame di giugno dei viali

quello di maggio era un pò giovanile per me

tutta un'estate mi attende tutta un'estate in città

con le sue pietre il suo asfalto fuso

le sue gazzose il suo ghiaccio

le sue sale di cinema sudate

gli attori di provincia dalla voce rotonda

con i suoi tassì che spariscono

nei grandi giorni delle partite

con i suoi alberi nel parco dell'Hermitage

che sembran quinte di carta

sotto la luce delle lampade

forse con le canzoni messicane o i tamtam del Ghana

con le poesie che leggerò al balcone

e con i tuoi capelli un pò accorciati

tutta un'estate di città mi attende

ho infilato il fogliame di giugno dei viali

mi sono spogliato dell'idea della morte.


Hikmet, nato a Salonicco nel 1902, apparteneva ad una famiglia artisocratica turca. Il nonno paterno Nazim Pascià era anch'egli scrittore e poeta di lingua ottomana ovvero di una lingua in cui la maggior parte delle parole erano arabe o persiane. Il nonno materno, nobile polacco, era militare di carriera, ma anche filologo e storico. Il padre era una diplomatico, la madre aveva studiato a Parigi e nell'insieme Hikmet crebbe in un clima molto favorevole se non addirittura ideale, alla nascita di un poeta. La sua vita non fu, nonostante ciò, facile ma egli seppe coglierne la poesia nonostante anni di prigionia ed esilio.



venerdì 2 luglio 2010


"il semplice ripiano di un trifoglio fu ciò che salvò un ape, amica mia, dal naufragare in cielo" Emily Dickinson








domenica 27 giugno 2010

Siamo andate a camminare oggi nel pomeriggio. Effettivamente faceva un pò caldo ma volete mettere? Il cielo sembrava uno specchio d'acqua e l'acqua assomigliava ad uno spicchio di cielo.
Avremo voluto stenderci per godere di quanto avveniva sopra alle nostre teste ma ahimè i rovi di stagione non lasciavano spazio mentre l'immaginazione quella già galloppava lontana vedendo nelle nuvole animali, fiori, volti e sogni di ogni genere.



"Si stendeva spesso a guardare in su lo scompiglio infantile delle nuvole" Erri De Luca

cassava


gari



pane ai fagioli

ieri sera ha vinto il ghana. han giocato molto bene ma sopratutto ho visto una squadra. una squadra con la musica ai piedi. ed in onore alla loro vittoria ecco a voi una ricetta ghanese.


pane ai fagioli

Per accompagnare il loro, o anche i nostri, gustosi piatti a base di carne bianca speziata o semplicemente per ‘fare scarpetta" in zuppe cremose e profumate che sono alla base dell’alimentazione di questo Paese, in Ghana si usa il pane ai fagioli.

Quando avrete voglia di prepararlo ricordate che se utilizzate fagioli secchi questi vanno tenuti in ammollo per 12 ore.
Ingedienti:
230 gr di fagioli rossi
1 peperone rosso
1 peperone verde
1 peperoncino verde fresco
5 cucchiai di gari (manioca o tapioca)
1 ciuffo di coriandolo
2 uova
1 cucchiaio di succo di limone
15 gr di burro
1 cipolla
2 spicchi d’aglio, sale e pepe.

Se utilizzate i fagioli secchi scolateli e metteteli in una casseruola coperti d’acqua facendoli bollire per 15 minuti, quindi abbassate la fiamma e fateli andare per un’ora.
In una padella fondete il burro e rosolatevi per 5 minuti l’aglio e la cipolla tritati, i peperoni a fette, il peperoncino sminuzzato, il coriandolo triturato, sale e pepe. In una terrina mettete il gari e copritelo d’acqua. Lasciatelo gonfiare per 5 minuti. Nel mixer riducete i fagioli in crema, uniteli al soffritto e cuocete ancora un po’ unendo le uova sbattute e il succo di limone. Da ultimo aggiungete anche il gari gonfiato e mescolate bene. Versate il composto in una teglia unta e infornate a 190° per 45 minuti. Servite freddo.

Nota d'interesse: il gari è il frutto di cassava (Manihot esculenta) grattugiata ed essicata. Viene frequentemente utilizzato nella cucina del Ghana per fare il pane.

Akwaaba

sabato 26 giugno 2010












oggi fa caldissimo e siccome ho tanto desiderio di ferie ho deciso d'intraprendere un breve percorso culinario con voi.
stamane ho postato i biscotti della cornovaglia. oggi pomeriggio posto una ricetta greca (non la scriverò in greco, lo prometto)

kataifi
1 kg pasta sfoglia (pasta phillo) per kataifi
500 gr mandorle sgusciate
1 e 1/2 cucchiata di cannella
2 cucchiaiate di pane grattugiato
2 tazze di burro freschissimo
per lo sciroppo:
1 e 1/2 kg di zucchero
4 bicchieri d'acqua
succo di limone qb
vaniglia qb

Pestate le mandorle e mischiatele con la cannella e il pane grattugiato. Ungete la teglia da forno con il burro (oppure utilizzate carta cerata da cucina). Prendete un pò di pasta phillo, stendetela con il mattarello, tagliatela e poi ponetevi al centro il ripieno di mandorle e cannella. Arrotolate il kataifi e poggiatelo nella teglia. Procedete allo stesso modo sino ad ottenere una dozzina di kataifi.

Quando li avrete arrotolati tutti versatevi sopra il burro precedentemente sciolto a bagnomaria.
Mettete a cuocere per 30 - 40 minuti in forno caldo (sino a quando la pasta phillo diventa croccante e dorata). Lasciate raffreddare.

Nel mentre preparate lo sciroppo facendo bollire lo zucchero l'acqua ed aggiungendo la vaniglia ed il succo di limone. Quando lo sciroppo è bello e denso (nonchè raffreddato) versatelo delicatamente sui kataifi.

In Grecia si utilizza un particolare attrezzo in legno (foto in alto), una sorta di tavola con spirale concava, dove le donne usano poggiare la pasta phillo per poi metterci le mandorle.
Καλὴ τύχη

una ricetta giusta, giusta per questo periodo solstiziale. chi la farà con me?

Cornish Fairings


100 gr plain flour

1 teaspoon baking powder

1 teaspoon bicarbonate of soda

1 teaspoon ground ginger

1 teaspoon ground cinnamon

50 gr butter or margarine

50 gr caster sugar

3 tablespoons golden syrup


lightly grease two baking trays (or use waxed paper). Sift the flour, baking powder, bicarbonate of soda and spices into a bowl. Rub in the butter or margarine until the mixture resembles fine breadcrumbs. Stir in thesugar, then warm the syrup in a saucepan and stir it into the dry ingredients to give a stiff dough.

Divide the mixture into 20 a form each piece into a ball.

Place the biscuits well apart on the prepared baking trays.

Bake in a moderately hot oven (200C, 400F, gas 6) for 8 - 10 minutes, or until the fairings are golden brown. Allow the biscuits to cool on the trays for a few minutes before transferring them to a wire rack to cool completely.

Makes 20 Cornish fairings

My a gar Kernow

venerdì 25 giugno 2010


avete raccolto la rugiada? si, perchè d'un tempo si usava raccogliere la rugiada al mattino di san giovanni. le donne stendevano dei panni di lino, alcuni fazzoletti oppure delle lenzuola per raccogliere la rugiada che veniva poi conservata per tutto l'anno. una passeggiata a piedi nudi sull'erba all'alba, sfiorarsi il viso con un bocciolo di rosa ricoperto di gocce di rugiada per avere una pelle rosea e fresca come il sorgere del sole.
Deuet mat oc'h