sabato 31 luglio 2010


voglia di bucati stesi al vento, di panni bianchi che si muovono lievi come ali di farfalle, di profumo antico, di pulito, di colli umbri che sfumano con il calar del sole.

Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore. (Alda Merini)

giovedì 29 luglio 2010


Within the womb of the Mother, we are protected from the outside.


domenica 25 luglio 2010


dato che scriviamo e leggiamo di cucina greca perchè non lasciarci accompagnare dai suoni del sirtaki mentre ci accingiamo in cucina oppure, dopo pranzo, possiamo godere di alcune letture dal classico "Zorba il Greco" di Nikos Kazantzakis.


"Il sole era sorto. Il cielo era sereno. Mi accoccolai fra le rocce nella positura di un gabbiano appollaiato su una sporgenza e volsi lo sguardo al mare. Il mio corpo si sentiva forte, riposato, obbediente; la mia mente, nel seguire le onde, diveniva simile ad esse, docile, passiva, sottomessa al ritmo del mare"

il sole, la brezza, lo tzatziki ed io

avete mai assaggiato lo tzatziki? Mai, mai, mai?

Eccovi allora la ricetta greca per antonomasia, il calore del sole, il sapore della terra, il profumo della patria mai dimenticata, la squistezza dei piatti tradizionali...tutto questo lo troverete ad ogni singolo boccone di tzatziki.

questo piatto solitamente connubia con tutti i secondi della cucina greca ma se volete esaltare la vostra insalata estiva oppure, così, semplicemente sul cucchiaio per farlo sciogliere sulla lingua mentre ad occhi chiusi sognate un mare lontano.....


"Tzatziki originale" ovvero, come disse il mio amico greco Dimosthenis "non italianizzare la ricetta"


per una porzione:

1.5 tazze di yogurt greco

2 cetrioli medi e freschissimi

4-6 spicchi d'aglio (è qui che la ricetta non va italianizzata mettendoci meno aglio del richiesto)

4 cucchiai d'olio

pochissimo aceto

sale quanto basta


Grattate i cetrioli in una grattugia a buchi grandi. Colateli, strizzateli bene e salateli. (di solito li lascio nel colino per un'oretta in modo tale da togliere tutta l'acqua in eccesso).

Aggiungete l'aglio tritato finissimo (lo spremiaglio funziona alla perfezione), appena un pò di aceto, lo yogurt e mescolate sino ad ottenere una salsa omogenea. Infine versate l'olio.

Decorate con due foglie di basilico fresco.


Lo Tzatziki solitamente accompagna il Souvlaki e tutti i piatti a base di carne arrostita.
ἀναβιώνω





venerdì 16 luglio 2010





Clouds and Waves by Rabindranath Tagore

secondo me è una delle più belle ed intense poesie che egli scrisse. Oggi abbiamo parlato di lui a lezione e mi è venuta voglia di pubblicare questa, tra tante.

Mother, the folk who live up in the clouds call out to me
"We play from the time we wake till the day ends.
We play with the golden dawn,
we play with the silver moon."
I ask, "But how am I to get up to you ?"
They answer, "Come to the edge of the earth, lift up your
hands to the sky, and you will be taken up into the clouds."
"My mother is waiting for me at home, "I say, "How can I leave
her and come?"
Then they smile and float away.
But I know a nicer game than that, mother.
I shall be the cloud and you the moon.
I shall cover you with both my hands, and our house-top will
be the blue sky.
The folk who live in the waves call out to me-
"We sing from morning till night; on and on we travel and know
not where we pass."
I ask, "But how am I to join you?"They tell me,
"Come to the edge of the shore and stand with
your eyes tight shut, and you will be carried out upon the waves."
I say, "My mother always wants me at home in the everything-
how can I leave her and go?"
They smile, dance and pass by.
But I know a better game than that.
I will be the waves and you will be a strange shore.
I shall roll on and on and on, and break upon your lap with laughter.
And no one in the world will know where we both are.
Rabindranath Tagore

Per fare un prato occorrono un trifoglio e un'ape

un trifoglio e un'ape

e il sogno.

Il sogno può bastare

se le api sono poche.

Emily Dickinson

sabato 10 luglio 2010




passeggiando tra le lingue

ebbene si, oggi parleremo delle origini della lingua farsi.
Lingua Persica, chiamata Farsi, Parsi, Dari oppure Parsi-ye-Dari. viene parlata e scritta dalle popolazioni del Iran (luogo di nascita della lingua stessa), del Afghanistan, Pakistan, Tajikistan, Uzbekistan ed in parte anche in Armenia, in Iraq, nel Oman e nel Bahrain.
Lingua originaria dell'antica Persia, il Farsi si parlava nell'impero di Achaemenids (400-300 BCE)
Un pò come il Latino, il Farsi ha dato origine a notevoli lavori di filosofia e scienze in quanto utilizzata per rappresentare per iscritto i pensieri ed i pensatori del mondo Mussulmano.
La lingua Persiana ha dato origine a non poche parole inglesi come: Mother - Madar, Father - Pedar, Brother - Baradar, Daughter - Dokhtar, Alkenkengi - Al-Kakanj, Papoosh - Papush Babouche, Pashmina - Pashm (lana), Navy - Naav, Lemon - Limun, Koh-i-Noor - Koh (montagna) Nur (luce) famoso diamante facente parte dei gioielli della corona di Sua Maestà Queen Elizabeth, Cash - dallo Sanscrito Karsa che deriva dal Persico Karsha (unità di misura per l'oro), Bazaar - dal Persico Bazar (mercato), e moltissime altre che non starò qui ad elencare perchè sono veramente tante.
Stupefacente pensare che una piccola parte del nostro vocabolario d'uso quotidiano derivi da una lingua così distante come il Farsi. La parola "paradise - pairidaeza" (paese superiore) ad esempio giunse agli Inglesi attraverso non pochi passaggi quando i Persiani scambiavano merci e beni con i Greci. Parole venivano assimilate, portate in patria per divenire di uso comune.
Poesie di scrittrici contemporane tradotte in inglese dal farsi;



Dal Tajikistan; Farzaneh Kojandi


Forgotten by time
There was a boy.
He would spread his wares in our alley.
The strength of the hero, Rostam,
roared from his shoulders,
he had the features of a Joseph,
his hair was the torch of Zoroaster,
flaming with ancient times.
The young boy sat on an old stool,
saying goodbye to his rose-scented time.
His sweets had no takers,sweating in their paper wrappers;
his cheap cigarettes knew
that the point of their lives was to burn;
his soaps longed for the day
they would lather in beautiful hands and die.
The boy turned his eyestowards passers-by
and, pondering the to and fro of cars,
he didn't think of spring coming and going.
The summer of his youth
was dissolviing into sunset
and winter would wrap him in snow.
Happy? Unhappy?
For he was oblivious to love,
for the margins of his life were rusting,
for he mistook the moon's halo for the moon.
Ruthless life had sat a young boy
on an old stool and forgotten him.




Dal Pakistan: Noshi Gillani



The Breeze rewrites
Now that the breeze has learnt to write
She can choose to rewrite autumn as spring
To redefine spring as waiting
Now that the breeze has learnt to write
She can transform the urge to travel into a curse
And curse those sticking to a faithful path
Now that the breeze has learnt to write
Coming together is described as moving apart
Love, portrayed as a weaknessA tree, something that cannot give shade
Now the breeze can extinguish our lanterns
Give credence to dusk, dismiss unreliable dawn
Oh all you who teach the breeze to write!
Now that the breeze has learnt to write


Le poesie su gentile concessione di Poetry Translation Centre, London.


La curiosità, il desiderio di conoscere qualcosa in più sul Farsi, fu pungolata dalle esigenze di un cliente che ci chiese di tradurgli alcune pagine del sito in questa lingua. Fui piacevolmente sorpresa di scoprire una storia antica. Ovvviamente non sto qui a scrivere tutto altrimenti il post diverebbe una enciclopedia però, come la richiesta del cliente fu uno stimolo per me, così le gocce di pioggia compongono il mare.

Sobh Bhe Kheyr

martedì 6 luglio 2010




I'm singing in the rain, just singing in the rain. What a glorious feeling, I'm happy again...tadaaaadadada, tadaaadadada, da, da .....






sabato 3 luglio 2010


in questo caldissimo pomeriggio di sabato leggo hikmet seduta sul letto. la brezza muove con dolcezza le tende, fuori qualcuno taglia l'erba, le cicale tengono compagnia alle voci di bambini che rincorrono una pallone ed io torno a leggere hikmet.


Mi sono spogliato dell'idea della morte

ho infilato il fogliame di giugno dei viali

quello di maggio era un pò giovanile per me

tutta un'estate mi attende tutta un'estate in città

con le sue pietre il suo asfalto fuso

le sue gazzose il suo ghiaccio

le sue sale di cinema sudate

gli attori di provincia dalla voce rotonda

con i suoi tassì che spariscono

nei grandi giorni delle partite

con i suoi alberi nel parco dell'Hermitage

che sembran quinte di carta

sotto la luce delle lampade

forse con le canzoni messicane o i tamtam del Ghana

con le poesie che leggerò al balcone

e con i tuoi capelli un pò accorciati

tutta un'estate di città mi attende

ho infilato il fogliame di giugno dei viali

mi sono spogliato dell'idea della morte.


Hikmet, nato a Salonicco nel 1902, apparteneva ad una famiglia artisocratica turca. Il nonno paterno Nazim Pascià era anch'egli scrittore e poeta di lingua ottomana ovvero di una lingua in cui la maggior parte delle parole erano arabe o persiane. Il nonno materno, nobile polacco, era militare di carriera, ma anche filologo e storico. Il padre era una diplomatico, la madre aveva studiato a Parigi e nell'insieme Hikmet crebbe in un clima molto favorevole se non addirittura ideale, alla nascita di un poeta. La sua vita non fu, nonostante ciò, facile ma egli seppe coglierne la poesia nonostante anni di prigionia ed esilio.



venerdì 2 luglio 2010


"il semplice ripiano di un trifoglio fu ciò che salvò un ape, amica mia, dal naufragare in cielo" Emily Dickinson