Inglese; letta dal Commendatore Dante Gardellin
William Shakespeare: As You Like It
Act II Scene VII - The Forest
“All the world’s a stage”
All the world’s a stage,
And all the men and women merely players:
They have their exits and their entrances;
And one man in his time plays many parts,
His acts being seven ages. At first the infant,
Mewling and puking in the nurse’s arms.
And then the whining schoolboy, with his satchel
And shining morning face, creeping like snail
Unwillingly to school. And then the lover,
Sighing like furnace, with a woeful ballad
Made to his mistress’ eyebrow. Then a soldier,
Full of strange oaths and bearded like the pard,
Jealous in honour, sudden and quick in quarrel,
Seeking the bubble reputation
Even in the cannon’s mouth. And then the justice,
In fair round belly with good capon lined,
With eyes severe and beard of formal cut,
Full of wise saws and modern instances;
And so he plays his part. The sixth age shifts
Into the lean and slipper’d pantaloon,
With spectacles on nose and pouch on side,
His youthful hose, well saved, a world too wide
For his shrunk shank; and his big manly voice,
Turning again toward childish treble, pipes
And whistles in his sound. Last scene of all,
That ends this strange eventful history,
Is second childishness and mere oblivion,
Sans teeth, sans eyes, sans taste, sans every thing.
William Shakespeare: Come Vi Piace
Atto II Scena VII - Nella Foresta
“Tutto il mondo è un palcoscenico”
Tutto il mondo è un palcoscenico,
e gli uomini e le donne sono soltanto degli attori
che hanno le loro entrate e le loro uscite; e, nel tempo
che gli è dato, ognuno interpreta ruoli diversi quali sono
le sue sette età. Dapprima, abbiamo il poppante che
miagola e sbava in braccio alla balia. Segue lo scolaretto
piagnucoloso che, sacca sulle spalle e faccia lustra del mattino, si
trascina a scuola controvoglia e a passo di lumaca.
Poi viene l’amante che soffia come un mantice
e sussurra una malinconica ballata agli occhi della sua amata.
Quindi il soldato, con strani giuramenti sotto la barba ispida qual
leopardo, geloso del suo onore, impulsivo e disposto alla briga, e
alla conquista della vana gloria
fin nella bocca del cannone. Lo segue il giudice,
con la sua bella pancia tonda e foderata di buon cappone,
lo sguardo severo, la barba ben curata,
e la bocca piena di saggi detti e luoghi comuni;
anche lui recita la sua parte. La sesta età s’infila
in aderenti calzemaglie che finiscono in ciabatte,
con gli occhiali sul naso e la borsa dei denari al fianco,
le brache della giovinezza, anche se ben tenute, sono ormai
troppo larghe per le sue gambe rinsecchite; e la sua voce tonante
e virile ritorna a quel falsetto infantile, e bubola e
stride come un cuculo. E alla fine di tutte le scene,
a conclusione di questa storia strana e avventurosa,
giunge una seconda infanzia preambolo dell’ oblio,
senza denti, senza occhi, senza gusto, senza più niente.
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